Il testamento di Tito


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Shergal

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

26-10-2006 22:00
"Non avrai altro Dio all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.

Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.

Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano.
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:

ma forse era stanco, forse troppo occupato,
e non ascoltò il mio dolore.
Ma forse era stanco, forse troppo lontano,
davvero lo nominai invano.

Onora il padre, onora la madre
e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone:

quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.
Quanto a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.

Ricorda di santificare le feste.
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni

senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

Il quinto dice non devi rubare
e forse io l'ho rispettato
vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie
di quelli che avevan rubato:

ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.

Non commettere atti che non siano puri
cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami
così sarai uomo di fede:

Poi la voglia svanisce e il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore:
ma non ho creato dolore.

Il settimo dice non ammazzare
se del cielo vuoi essere degno.
Guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno:

guardate la fine di quel nazzareno
e un ladro non muore di meno.
Guardate la fine di quel nazzareno
e un ladro non muore di meno.

Non dire falsa testimonianza
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino,
e scordano sempre il perdono:

ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.

Non desiderare la roba degli altri
non desiderarne la sposa.
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:

nei letti degli altri già caldi d'amore
non ho provato dolore.
L'invidia di ieri non è già finita:
stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:

io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore".


De Andrè

 
Angelus

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

27-10-2006 17:09
Un grande uomo, così come un grande poeta.

Troppo presto ci ha lasciati, privandoci di tanto che ancora avrebbe potuto donarci.

 
Lucius

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

27-10-2006 22:46
non vi sono parole degne di descrivere ciò che lui ha significato per me molte persone, me compreso.
e ascoltare le sue canzoni, sempre mi rilassa l'anima.

Cantico dei drogati.

Ho licenziato Dio
gettato via un amore
per costruirmi il vuoto
nell'anima e nel cuore.

Le parole che dico
non han più forma né accento
si trasformano i suoni
in un sordo lamento.

Mentre fra gli altri nudi
io striscio verso un fuoco
che illumina i fantasmi
di questo osceno giuoco.

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Chi mi riparlerà
di domani luminosi
dove i muti canteranno
e taceranno i noiosi

quando riascolterò
il vento tra le foglie
sussurrare i silenzi
che la sera raccoglie.

Io che non vedo più
che folletti di vetro
che mi spiano davanti
che mi ridono dietro.

Come potrò dire la mia madre che ho paura?

Perché non hanno fatto
delle grandi pattumiere
per i giorni già usati
per queste ed altre sere.

E chi, chi sarà mai
il buttafuori del sole
chi lo spinge ogni giorno
sulla scena alle prime ore.

E soprattutto chi
e perché mi ha messo al mondo
dove vivo la mia morte
con un anticipo tremendo?

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Quando scadrà l'affitto
di questo corpo idiota
allora avrò il mio premio
come una buona nota.

Mi citeran di monito
a chi crede sia bello
giocherellare a palla
con il proprio cervello.

Cercando di lanciarlo
oltre il confine stabilito
che qualcuno ha tracciato
ai bordi dell'infinito.

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Tu che m'ascolti insegnami
un alfabeto che sia
differente da quello
della mia vigliaccheria.

 
Angelus

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

27-10-2006 23:35
Permettetemi, allora:

http://www.megghy.com/hostfiles/Khorakhane.mp3




Khorakhanè (a forza di essere vento) - Fabrizio De Andrè


Il cuore rallenta, la testa cammina
in quel pozzo di piscio e cemento,
a quel campo strappato dal vento
a forza di essere vento.

Porto il nome di tutti i battesimi,
ogni nome il sigillo di un lasciapassare
per un guado, una terra, una nuvola, un canto,
un diamante nascosto nel pane,


per un solo dolcissimo umore del sangue
per la stessa ragione del viaggio: viaggiare.
Il cuore rallenta e la testa cammina
in un buio di giostre in disuso,

qualche Rom si è fermato italiano
come un rame a imbrunire su un muro.
Saper leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna scrittura,


nei sentieri costretti in un palmo di mano
i segreti che fanno paura,
finché un uomo ti incontra e non si riconosce
e ogni terra si accende e si arrende la pace.

I figli cadevano dal calendario,
Yugoslavia, Polonia, Ungheria,
i soldati prendevano tutti
e tutti buttavano via.


E poi Mirka a San Giorgio di Maggio
tra le fiamme dei fiori a ridere e a bere,
e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi
e dagli occhi cadere.

Ora alzatevi, spose bambine,
che è venuto il tempo di andare,
con le vene celesti dei polsi
anche oggi si va a caritare


e se questo vuol dire rubare
questo filo di pane tra miseria e sfortuna
allo specchio di questa kampina,
ai miei occhi limpidi come un addio,

lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca
il punto di vista di Dio.



Cvava sero po tute
i kerava
jek sano ot mori
i taha jek jak kon kasta


(Poserò la testa sulla tua spalla
e farò
un sogno di mare
e domani un fuoco di legna)

vasu ti baro nebo
avi ker
kon ovla so mutavla
kon ovla


(perché l'aria azzurra
diventi casa
chi sarà a raccontare
chi sarà)

ovla kon ascovi
me gava palan ladi
me gava
palan bura ot croiuti


(sarà chi rimane
io seguirò questo migrare
seguirò
questa corrente di ali)





Khorakhanè: tribù Rom di provenienza serbo-montenegrina.

 
Shergal

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

28-10-2006 01:10
Giuro sulla mia vita, mi sono collegato al sito per postare la canzone che hai appena scritto tu, Dave. L'ho detto in questo istante a Rakshasa su msn, m'è testimone.

Empatia.

 
Rakshasa

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

28-10-2006 01:12
Testimonio...


Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai

e tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d'amore
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai

venuto dal sole o da spiagge gelate
perduto in novembre o col vento d'estate
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
amore che vieni, amore che vai
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
amore che vieni, amore che vai



...

 
Pietra Nera

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

28-10-2006 06:11
ci sono persone,
che sono venute al mondo,
per allietare solo con la loro presenza,
le nostre orecchie.

per farci vedere
con il cuore.

per farci crescere
in spessore.

potreste mettere ogni singola lettera di de andrè
ed ogni lettera probabilmente avrebbe una sua espressione ed un significato.

questi sono i veri poeti,
non quelli che ci vendono le canzonette
per signorotti
che hanno in mente di muovere
il sedere a ritmo di melodia.

 
(1)   di   [1]