Immagine di vanadis
Femmina
Nessuno Terre Esterne

Vanadis

Forza
16
Esperienza
5567
Mente
10
Monete
2020
Resistenza
16
Schiavi
0
Spirito
10
Cibo
17
Agilità
10
Legna
54
Costituzione
10
Minerali
0
Carisma
10
Casato
-
Procura Cibo
10
Stato Civile
Nubile/Celibe
Raccolta Legna
18
Etnia
Asgard
Raccolta Minerali
9
Navigazione
10
Costruzione Edifici
8
Lavorazione Materiali
13

Iscritto dal 07-05-2009 21:14
"Nacqui 30 inverni fa, in un piccolo villaggio stretto nella gelida morsa del nord.
I miei genitori mi fecero quando erano oramai vecchi, dopo aver a lungo tentato di avere un figlio.
Mia madre mi diceva come ogni sera pregava la Dea della fertilità di darle la possibilità di dare un minimo di prole al marito, uno fra i più forti guerrieri del nostro villaggio e, per questo motivo, spalla destra di quello che non era altro che il padre di Kalmas. Poi arrivai io... ma ero donna.
Mio padre inizialmente fu restio ad accettarmi, ma poi decise che doveva insegnarmi ciò che avrebbe tanto voluto insegnare ad un suo figlio maschio. Allenamenti duri i miei, fra lame e scudi, fra asce e legni.
Mi insegnò a picchiare con lo scudo e difendermi con esso, a gettare a terra nemici e finirli con l'ascia, ad invocare gli dei dopo un sacrificio in loro onore e, soprattutto, mi insegnò a lavorare il legno. Ma i giorni bui arrivarono per tutti: mentre le nostre truppe, guidate dal nostro capovillaggio e suo figlio, Kalmas, andavano verso il nemico, noi ce ne stavamo calmi nel villaggio.
-Ce la faranno, vedrai bimba mia, tuo padre arriverà per ora di cena- ma sapevo che mia madre lo ripeteva più per sè stessa che per me.

Quella sera il nemico arrivò, mi nascosi dove mi aveva insegnato mio padre.
Distrussero la sua falegnameria, stuprarono mia madre e poi, una volta morta, l'appesero per un piede dentro la nostra casa, per poi darle fuoco. Le urla salivano fino al cielo e io stavo zitta, non potevo nè volevo urlare. Se mi avrebbero vista sarei morta assieme a loro, perita allo stesso modo di mia madre e mio padre.

Giunsero più tardi, quando oramai i nemici se ne erano andati, gli unici dieci sopravvissuti alla battaglia. Vi era Kalmas e ricordo ancora lo sguardo di odio che gli diedi. Eravamo due ragazzini, ma poco dopo capimmo che non vi era tempo per discutere di quel che era accaduto. Lo seguii in mare, prendendo presto il nome di Vanadis, come la dea della guerra.
Ma anche lì la sfortuna ci venne a trovare e la nostra barca affondò.

Persi i sensi e mi ritrovai in un'isola dove mi accolsero come si accoglie un mendicante.
Iniziai a lavorare per un falegname, come allieva, ma era più il tempo che passai a riempirlo di schiaffoni per la sua mano morta che ad apprendere. La maggior parte di quello che so, lo appresi da sola, primo fra tutti, imparai a fare degli scudi semplici, come quelli del mio popolo, in legno, poco protettivi a differenza di quelli in ferro, ma leggeri e ottimi per pestare gente.
Nei primi tempi condivisi parte della sua vita con Herran, un altro sopravvissuto al disastro del mio villaggio e della nave, poi per motivi che preferisco non menzionare, ci dividemmo e dissi addio a quello là.
Nel frattempo mi informai di dove fossero finiti i miei compagni. Tutti spariti, sino a che non mi giunse voce di un certo Kalmas, in un'isola poco distante dalla mia. Salpai arrivando su questa in pochi giorni... da qui la mia avventura..."

» Indietro «