Immagine di jamila
Femmina
Nessuno Terre Esterne

Jamila

Forza
8
Esperienza
280
Mente
15
Monete
200
Resistenza
8
Schiavi
0
Spirito
15
Cibo
81
Agilità
9
Legna
31
Costituzione
15
Minerali
43
Carisma
15
Casato
-
Procura Cibo
8
Stato Civile
Nubile/Celibe
Raccolta Legna
8
Etnia
Gitano
Raccolta Minerali
8
Navigazione
15
Costruzione Edifici
8
Lavorazione Materiali
8

Iscritto dal 12-10-2011 16:21
I PARTE: infanzia.

« Per chi non fraintenda narra la leggenda di quella Gitana che pregò la Luna, bianca ed alta nel ciel.. »

Era cresciuta in mezzo alle superstizioni e al culto degli spiriti, costretta in usi e costumi che erano legge.
La madre aveva peccato nel metterla al mondo, non aveva rispettato i codici della famiglia e per questo la natura, dicevano i vecchi, avrebbe punito la sua primogenita.
"Capelli rossi perché è una ragazza maliziosa e cattiva. La pelle cosparsa di efelidi, macchiata dal disonore della madre. Gli occhi verdi, velenosi e acidi; il carattere ringhioso e selvatico."
Non sapeva che sarebbe stata per sempre considerata una poco di buono: si sa quello che si dice delle rosse.
Era silenziosa, girovaga e solitaria, ma sapeva travolgerti al primo sguardo.
Fu per questo che la chiamarono VENTO.

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II PARTE: educazione.

« Ella non ascoltava: era libera nella prigione della sua passione.»

Non era altro che un corpo nervoso il suo, ricco e rigido.
Provarono a insegnarle l'intrattenimento, volevano farla danzare per le strade, per intrattenere il pubblico. Provarono ad istruirla alle carte e a leggere le stelle.
Lei però era una cagna, una gatta che graffiava e mordeva.
Era inospitale, non voleva farsi avvicinare.
Non imparò mai a scrivere e a leggere.
Dicevano poi "Lei era vento che portava con sé tutti i guai e le paure che hai tentato per anni di dimenticare. Lei è come il vento d'ira e forza impetuosa che brucia il sole."

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III PARTE: adolescenza e la metamorfosi dello spirito.

« Ella, ella era l'idolo che seduceva in lui tutte le volontà del cuore, rompeva in lui tutte le forze dell'intelletto, teneva in lui tutte le più segrete vie dell'anima chiuse ad ogni altro amore, ad ogni altro dolore, ad ogni altro sogno, per sempre, per sempre. »

Il suo corpo era in metamorfosi, iniziava a crescere.
S'affilava il viso, il fisico iniziava a prendere forme.
Non prometteva di diventare prosperosa, è sempre stata smilza lei, seppure l'aspetto s'andava sempre più ad armonizzarsi.
E finì con l'assumere il muso di una cagna, ringhiosa, perennemente imbronciata.
Il corpo continuava a crescere e non riusciva a stare comoda dentro quella pelle.
C'è sempre stato un casino in lei, iniziava ad irrigidirsi ora, sembrava sul punto d'esplodere.
Iniziò a guardarsi attorno e a distinguere maschi e femmine.
Il corpo cresceva e con lui iniziarono i primi giochi d'amore.
Si divertiva a giocare con i ragazzi perché bastava imbronciarsi e impuntarsi come una bambina per ottenere tutto.
Si faceva viziare, si faceva ricoprire di lusinghe.
Era l'unico sollievo che trovava alla sua insicurezza, una continua distrazione da quella vita povera.
La chiamavano RUGGINE i ragazzi, perché ti si attaccava e ti corrodeva l'anima per soddisfare sé stessa, per poi abbandonarti quando si stancava.

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IV PARTE: adolescenza e il primo amore.

« Si comportava allo stesso modo con tutti e quando si innamorò nessuno le credette. »

Lei non sapeva amare, non voleva eclissarsi dietro questo sentimento.
Solo un ragazzo era riuscito a farsi spazio tra i suoi nervi: era alto e scuro come il fumo.
Non seppe mai da dove proveniva, non era della sua gente.
La chiamava PULCE perché era riuscito a vedere quanto era piccola in realtà.
Lui le insegnava a sognare e la prendeva a pedate in faccia.
Se la divorava con le botte e con gli insulti, come con un animale.
Non la faceva mai ridere. Fu così che lei s'innamorò.
Lei credeva di saper amare. Aveva la speranza che il suo cuore non fosse un giocattolo difettoso.
Ora si rende conto che era come se si fosse autoconvinta di provare quei sentimenti, che diceva "ti amo" perchè credeva che fosse la cosa più giusta, credeva che avrebbe reso felice almeno Lui, Lui così perfetto nella sua imperfezione, Lui che l'aveva sempre amata. Lei, la ragazza maledetta, non mentiva unicamente all'unica persona che avrebbe dato la vita per lei, ma anche a se stessa. Aveva sempre un blocco quando diceva a Lui di amarlo, come se delle mani provenienti dalla sua gola volessero trattenere quelle parole, che avrebbero illuso lui e incrinato il cuore, semmai ne avesse uno, di Lei. Si era innamorata dell'idea di saper amare, di saper mettere in moto il motore nel suo petto.
E lei lo odiava, lo odiava con tutta sé stessa. Ma lo odiava perché sapeva di non poterlo amare, non come lui voleva.

Chi ha subito un danno è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere.

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V PARTE: partenza.

« Così, come una rondine, volò via dalla sua paura: quella terribile gabbia che l`aveva trattenuta più volte pur di non farla agire. Volò via da sé stessa e da tutto ciò che faceva parte di una banale vita passata. »

Accumulò una serie di frustrazioni: i pregiudizi per l'aspetto, l'incapacità d'amare, il continuo emigrare da un paese all'altro non fecero altro che alimentare la fiamma che aveva dentro.
Una mattina partì, non salutò mai la madre, era colpa sua di tutto.
Lei l'aveva messa al mondo e lei le aveva dato quel carattere e quell'aspetto.




È una femmina e, come tale, porta sempre rancore.

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