il poeta magico

  1. INTERISTA
    INTERISTA
    Viveva molto tempo fa, nella verde Irlanda, un poeta che aveva uno strumento specialissimo.
    Era un'arpa magica e non solo suonava una musica talmente dolce che tutti si commuovevano, ma poteva esaudire qualsiasi desiderio.
    Un giorno il poeta si presentò alle porte della città di Ten: stava ormai calando la notte e le porte erano già sprangate.
    Bussò e ribussò finchè una guardia non si affacciò:
    "Cosa vuoi, forestiero?"
    "Non sono un forestiero, sono un poeta!".
    "Ah, Ah! " disse la guardia " noi non abbiamo bisogno di poeti!".
    " E di cosa avete bisogno? " chiese il poeta " forse di fabbri...?"
    Toccò l’arpa e subito si materializzarono gli strumenti del fabbro.
    "No " rispose la guardia "abbiamo fabbri, muratori e tutti gli artigiani che ci servono..." ma era comunque rimasta molto meravigliata dal quel prodigio.
    "Di al tuo Re che alle porte c’è un uomo che è capace di fare qualsiasi cosa!".
    Chiaramente, il Re fu molto incuriosito, lo fece portare a palazzo e come prima prova gli fece vedere un buffone di corte:
    "Vedi quell’uomo " disse il Re " è muto dalla nascita. Vediamo se riuscirai a farlo parlare".
    Il poeta appoggiò le mani sulla sua cetra e suonò della musica talmente dolce, che il suddito subito si mise a cantare.
    Tutta la corte era sbalordita e per molto tempo il poeta visse a corte, onorato come un re.
    Un giorno, la città fu assediata da terribili nemici e per molto tempo rimase senza cibo.
    Il poeta allora si presentò al cospetto del Re e gli chiese il permesso di mettere a posto la faccenda.
    Il Re ne fu ben lieto, però se ne pentì molto quando vide che il poeta stava uscendo dalle porte della città e si stava dirigendo verso l’accampamento dei nemici. Questi, ovviamente, lo catturarono. Appena arrivò nell’accampamento, il poeta disse:
    "Il mio re mi manda in segno di pace a dilettarvi con la mia musica e il mio cantare".
    Naturalmente tutte le guardie si presero gioco di lui, ma il comandante disse:
    "Lasciamolo pure cantare prima di venire ucciso".
    Lug, che era il nome del poeta, prese la sua arpa e cominciò a cantare e suonare così dolcemente che tutti si commossero, poi ordinò:
    "Cetra, che tutti questi cavalieri diventino cavalli!".
    E così fu.
    Una parte furono presi dagli stallieri, altri furono lasciati allo stato brado ed è per questo che oggi esiste la razza del cavallo irlandese.
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