Wendy Holden - Treno di vita (2015)

Priska guardò sua figlia, che fino a quel momento era stata nascosta nella sua pancia, relativamente al sicuro. Ora di colpo era fuori – priva di tutto, nuda, vulnerabile – in un mondo dominato dai nazisti. «Mia Hana» disse con gli occhi umidi, ricordando la conversazione sussurrata con il marito nel vagone merci, durante il loro viaggio da incubo ad Auschwitz: «Se è una femmina la chiameremo Hana». Sentì nascere un sorriso sulle labbra. «Pensa solo a cose belle» le aveva detto il marito appena prima che li separassero.
Sconosciute l’una all’altra ma accomunate dallo stesso destino, tre donne sono scampate alla morte e alla follia di Mengele ad Auschwitz riuscendo miracolosamente a nascondere di essere incinte. Costrette ai lavori forzati in una fabbrica di armi vicino a Dresda, e poi stipate con altre migliaia di vittime sul treno della morte diretto a Mauthausen, riescono a difendere caparbiamente la vita che portano in grembo. Una di loro dà alla luce una femmina appena prima del viaggio, un’altra un maschietto sul treno in condizioni disumane, e la terza varcando il cancello del campo. Luogo di nascita Mauthausen, riportano i certificati di nascita dei tre neonati.
Tramontate le tenebre della guerra, per oltre sessant’anni ognuno dei tre bambini, ormai cresciuti, crede di essere l’unico uscito vivo dall’inferno in quelle condizioni. Ma le sorprese nella loro incredibile storia non sono ancora finite.
Una storia che è un inno all’amore, alla resistenza e alla vita.