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Lo schiaffo inglese

28/ 11/2005 articolo di ALAN FRIEDMAN

Un atto d'accusa. Duro, intransigente, per certi versi spietato. Si tratta del dossier che The Economist ha dedicato all'Italia: 'Addio, Dolce Vita', è il titolo che già spiega tutto.

L'analisi condotta dalla rivista britannica sottolinea come il "miracolo economico" sia finito da un pezzo: per molti lo standard di vita peggiora, la posizione della penisola nelle graduatorie internazionali è umiliante e le famiglie faticano ad arrivare a fine mese. Non basta, perché anche il livello di istruzione si abbassa, mentre sono in crescita l'evasione fiscale e l'illegalità.

La responsabilità? Beh, di sicuro non è dell'euro o di qualche altro fattore esterno, come la Cina oppure il terrorismo.

Il male che impedisce all'Italia di tornare protagonista dell'economia mondiale ha radici profonde - dice John Peet, il curatore di questo dossier - e non si può quindi gettare la croce addosso solamente all'ultimo governo.

E' certo però che negli ultimi anni è stato un susseguirsi di occasioni perdute, valga come esempio la fine che ha fatto la riforma sul Tfr: necessaria e imprescindibile fino a pochi giorni fa, ed ora invece rimandata al 2008.

Un quadro così nero che verrebbe voglia di fare le valigie ed andarsene da quello che una volta si chiamava il Belpaese, anche se ora qualche dubbio è lecito su questo appellativo.

Tuttavia, chi in Italia ci vive, ci lavora e ci investe, non ha dubbi: il Paese ce la farà ancora una volta a riscattarsi, e non accetterà con stoica sopportazione il triste destino della decadenza. Nessuno, tra quanti in Italia vivono, lavorano e investono, si rassegna a far la fine della Serenissima, la Repubblica di Venezia che dopo secoli di splendore oggi è ridotta a poco più che un'attrazione turistica, la fine che The Economist paventa per l’Italia.

Eppure non c'è più tempo da perdere. Non si possono più sprecare occasioni: “riformare o morire”, il monito che giunge dal settimanale britannico è forse fin troppo drastico, ma chiunque esca vincitore dalla contesa elettorale del prossimo anno lo dovrà tenere bene in mente.

ALAN FRIEDMAN

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