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Capitalismo malato e fallimento della politica

< La finanza mondiale non ha un Governo >.

Questa è la frase spesso ripetuta dal noto premio Nobel dell’economia del 2001, Joe STIGLITZ .
L’affermazione nasceva dalla considerazione che l’economia mondiale era priva di quel minimo di Stato, capace di sconfiggere o, almeno contenere, l’avidità e l’imprudenza di pochi in danno della collettività o comunque di molti. Il riferimento era evidentemente rivolto alla massa di risparmiatori senza volto e spesso senza voce (privati consumatori e/o piccole e medie imprese), comunemente considerati “polli da spennare” ma che invece rappresentano, gli unici soggetti collegati alla economia reale in grado di produrre sviluppo e ricchezza.

Quando esistono interessi contrapposti come comunemente avviene nella vita di tutti i giorni e quindi anche nel mondo della finanza e mancano le regole, o quelle che ci sono vengono sistematicamente violate, lo Stato deve intervenire, proprio per svolgere quella funzione di regolatore super partes e propulsiva del sistema, senza sostituirsi a nessuna delle parti in causa.
Il capitalismo, significa libero mercato che a sua volta, rappresenta l’espressione più vera ed autentica della democrazia. Per noi di cultura occidentale, la parola “libertà” costituisce ormai patrimonio comune connaturata alla nostra esistenza, per la quale possiamo solo essere grati alle generazioni che ci hanno preceduto che hanno dato la vita per assicurarcela.
Come la libertà di religione, di stampa, di pensiero e di parola, esiste la libertà d’impresa, di cui il capitalismo ne rappresenta la sintesi.
Quando succedono cataclismi di queste dimensioni manifestato attraverso il fallimento a catena di tanti banche o colossi assicurativi, molti sono indotti a pensare che forse deve essere cambiato il sistema nel suo complesso.

Il sistema capitalistico non solo è sano, ma è addirittura insostituibile. Abbandonare il mercato per passare ad una economia statalista, sarebbe un modo falso e sbagliato per affrontare un problema vero.

Il vero problema a mio avviso, è unicamente riconducibile non tanto alla esigenza di migliorare le regole – dove tutto è perfettibile – ma soprattutto rispettare quelle esistenti .
Quando si confonde la parola “Libertà” (di mercato) con “libertinaggio” finanziario, dove la prudenza e la sana gestione viene sostituita con la cultura del debito e del rischio sfrenato, bisogna chiedersi dove sta la sorpresa.

I gravi episodi successi, che ormai appartengono alla storia contemporanea, devono aiutarci a comprendere l’importanza di un Governo per la finanza  mondiale come invocato dal lungimirante economista citato in premessa che, scevro da pregiudizi, possa veramente aiutare una crescita sana dell’economia secondo l’unico metodo accettabile: il metodo della LIBERTA’.

Casamassima, 03 ottobre 2008

Scritto da Admin il 4 Ottobre 2008 alle 13:44
 
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