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Vicenda "Lehman Brothers" - Vigilanza in Bancarotta

Articolo di Giovanni Falcone

Con l'avvio dell'amministrazione straordinaria di una delle prime banche di affari americane e, forse, del mondo intero, si registra un altro record della cattiva gestione, di regole violate, di controlli inesistenti, praticamente del "business & malaffare".
Naturalmente, come sempre avviene in questi casi, non è un record di cui potersi vantare o andare fieri; i tratta del fallimento di un colosso del credito, con ben 25 mila dipendenti sparsi in tutto il mondo, con sedi nelle più importanti piazze finanziarie come Londra, Francoforte, Tokyo, Madrid e Milano dove sono stati chiusi i battenti. Era un colosso finanziario sul quale le Autorità erano solite pronunciarsi: "Troppo grande per fallire".
Invece, per nostra fortuna, quando si produce miseria, si fanno danni, si ruba o si corrompe, falliscono anche i grandi, a conferma che molto spesso, non tutti i mali vengono per nuocere.
Infatti, oggi è successo l'irreparabile!
Quello stesso colosso, in assenza dell'intervento pubblico - come è giusto che sia in una economia di mercato -  si è rivelato insolvente, con tutte le conseguenze che un fallimento potrà comportare verso i tanti risparmiatori che hanno creduto nelle obbligazioni emesse negli ultimi anni e offerte alla clientela planetaria dal circuito bancario e assicurativo.
Si è trattato di un fallimento deciso in meno di 24 ore, in un tranquillo fine settimana che, a bocce ferme, può significare una cosa sola: per anni sono state nascoste le pedite ed enfatizzata una patrimonializzazione priva di valore.
Se questo è lo stato dell'arte, una prima grossa responsabilità - oltre che agli ammnistratori ed ai controlli interni inesistenti - va attribuita, tanto per cambiare, alle "socità di rating" che, con il loro rassicurante giudizio di solvibilità, hanno drogato il mercato, avendo attribuito alla LEHMAN BROTHERS un livello di "A +", corrispondente a "invesment grade".
Un simile gidizio equivale ad un grado di affidabilità medio-grande, posto a base delle valutazioni di banche e assicurazioni che investono in azioni e strumenti finanziari. Sono giudizi che dovrebbero essere espressi solo in presenza di una solida e verificata patrimonializzazione.
Al contrario, invece, una grande azienda che improvvisamente evidenzia un passivo di ben 650 miliardi di dollari e un patrimonio inesistente o comunque non adeguato a sopportare una così forte esposizione, cosa significa?
Significa che per anni ha truccato i bilanci che nessuno ha capito o ha voluto capire ed ingannando il mercato.
Significa una "Vigilanza" inesistente, approssimativa e non in grado di garantire quella necessaria trasparenza contabile e finanziaria per mettere in condizione gli investitori istituzionali e, di riflesso i tanti risparmiatori , di poter scegliere e decidere in modo oculato e consapevole dei propri investimenti azionari, ma soprattutto obbligazionari, dove notoriamente i rischi dovrebbero essere bassi o inesistenti.
Oltre alla "Vigilanza", hanno anche fallito le società di revisione, chiamate alla certificazione dei bilanci che non hanno detto la verità sullo stato patrimoniale del colosso del credito ormai in dafault.
Oggi, come al solito, si parla di introdurre nuove regole, nel mentre nessuno spiega le ragioni per le quali non sono state rispettate quelle esistenti. Il candidato repubblicano, in corsa alle presidenziali americane di novembre p.v., ha sentenziato: "Ripulirò Wall Street di regole vecchie ed inefficaci". Ben detto, aggiungiamo noi, è un progetto serio, tanto ambizioso quanto difficile.
Vedremo, posto che in campagna elettorale si può dire tutto e anche di più! ci siamo abituati anche dalle nostre parti.
Sulla volontà di cambiare è la solita reazione d'istinto che ben conosciamo. Anche i politici di casa nostra, con gli scandali appena scoppiati, ancora caldi, dissero che era ora di cambiare le regole.
Quali che sono e/o saranno le regole in vigore, il vero problema è costituito, a mio avviso, in Italia come altrove, dall'assenza di adeguati ed efficci controlli - interni  Istituzionali - da perenni e spesso palesi conflitti di interesse, dalle distrazioni di bilancio, appropriazioni indebite e corruttele che nessuno vede.
Qualche suggerimento dettato oltre che dal buon senso ma  anche dalla mia personale esperienza di "Controllore Istituzionale" (avendo comandato Reparti della Guardia di finanza in terra di Calabria per tanti anni), per quanto modesto in relazione all'ampiezza della problematica, mi permetto di darlo.Beninteso si tratta di suggerimenti non certamente rivolti agli amministratori infedeli o incapaci e meno che mai ai controllori interni - tutti dolosamente colpevoli - dei propri dati ed informazioni di bilancio e note integrative prodotte, ma solo alle Società di revisione o ai Controllori Istituzionali:
. verificare il managment (professionalità ed onorabilità), soprattutto volti al riscontro di incarichi extra aziendali (anche se prestati in forma gratuita), che possono essere in conflitto con la carica rivestita;
. verificare, sia pure a scandaglio, le poste di bilancio esposte fra le attività dello Stato Patrimoniale, soprattutto con riferimento alle Immobilizzazioni finanziarie (partecipazioni azionarie o crediti verso terzi), alle Immobilizzazioni materiali (effettivo valore dei terreni e fabbricati),  o Immateriali (sfruttamento di licenze, brevetti, marchi etc.).
Al riguardo, appare emblematico ricordare il caso del fallimento della nostra prestigiosa Parmalat, laddove pur documentando un ricco fondo patrimoniale detenuto alle Isole Cayman, il nostro colosso alimentare, attraverso la emissione continua di obbligazioni a scadenze più o meno ravvicinate, chiedeva prestiti al mercato, praticamente ai risparmiatori.
Per semplificare, è come dire che un Tizio, con un ricco conto in banca, chiede l'elemosina fino a morire di fame.
Vi sembra credibile? è esattamente quello che è successo.
. Verifica del patrimonio netto, come il capitale sociale versato dai soci e la effettiva presenza delle riserve indicate in bilancio (legale, statutarie, rivalutazioni etc.).
Alla fine, se si è certi di questi riscontri, allora si che potremo anche attribuire un credibile grado di affidabilità senza ingannare nessuno a cominciare da noi stessi.

Casamassima, 17 settembre 2008

Scritto da Admin il 18 Settembre 2008 alle 19:17
 
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