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Bravata Istituzionale

In data relativamente recente, abbiamo assistito a processi mediatici di piazza di particolare veemenza, ai quali sono seguiti alcuni procedimenti penali da parte dell’Autorità giudiziaria contro appartenenti alla Guardia di finanza o funzionari dell’Agenzia delle entrate che, attraverso la lettura dell’Anagrafe Tributaria avevano sbirciato la posizione fiscale di numerosi personaggi politici e dello spettacolo.
Si gridò allo scandalo!!!
Il Ministero dell’economia e delle finanze presentò subito una denuncia alla Procura della Repubblica di Milano per presunta violazione alle regole della privacy.
Come è possibile, si disse che appartenenti alla Istituzione possano così impunemente violare la privacy del privato cittadino sia pure titolare di carica pubblica. Già allora ebbi modo di dire che trattavasi di uno SPIONAGGIO FISCALE non già volto a commettere un reato, ma per mera curiosità che i personaggi pubblici suscitano in termini di curiosità collettiva.
Le indagini all’uopo eseguite, con centinaia di perquisizioni, interrogatori, sospensioni dal servizio e pesanti sanzioni disciplinari in capo a questi improvvidi spioni, sembrano ormai concluse con la formula assolutoria e di assoluto buon senso che il “fatto non sussiste”.
Oggi invece, assistiamo ad un fenomeno inverso, dove la stessa Istituzione che in precedenza fece fuoco e fiamme contro questi buontemponi ormai assolti da ogni accusa, decidendo di pubblicare in rete la posizione fiscale di tutti gli italiani dell’anno d’imposta 2005.
Il putiferio che ne è venuto fuori è incalcolabile. I rischi paventati da più parti sono quelli collegati alla criminalità organizzata, ai fenomeni estorsivi, sequestri di persona, spesso neanche denunciati perché regolati “bonariamente” a pronta cassa.
A chi ha giovato tutto questo è difficile pronosticarlo. Quanto dichiara al fisco il Ciccillo Cacace qualsiasi al comune cittadino poco o nulla interessa. Interessa invece all’Amministrazione Finanziaria, laddove, in base alla vigente legislazione, ha tutti i poteri di indagine e di accertamento per rettificare al rialzo il debito d’imposta dovuto all’Erario.
Solo a mero titolo di esempio, voglio ricordare un caso di un cittadino piemontese balzato agli onori della cronaca sul finire degli anni ’70, in quanto vittima di un sequestro di persona a scopo di estorsione.
Ricordo che all’epoca lo stupore fu enorme in quanto si ritenne che l’anonima sequestri aveva sbagliato il bersaglio perché trattavasi di un disgraziato qualsiasi povero in canna e privo di alcuna capacità economico-reddituale in grado di pagare il riscatto. Il giudizio, evidentemente, traeva spunto dal modesto tenore di vita condotto dal malcapitato, al punto che in molti si offrirono per una colletta in  grado di aiutarlo a superare il difficile momento.
Nella realtà, come si apprese successivamente la situazione era decisamente diversa, laddove, pur in presenza di una condotta di vita molto parsimoniosa e morigerata, la vittima di quello che è ricordato come uno fra i primi sequestri di persona  registrato nel nostro Paese, era benestante con rilevanti disponibilità bancarie a nove zeri.
Questo solo per dire che non sempre ciò che è visibile corrisponde alla realtà dei fatti e che questa “bravata Istituzionale” potrebbe produrre effetti devastanti sul piano della sicurezza personale   di tanti cittadini che, per ragioni diverse, hanno validi motivi a tenere riservata la propria posizione patrimoniale.
La parola all’Autorità Giudiziaria chiamata a gran voce ad accertare fatti e responsabilità. E’ presto per pronunciarci anche se, come comune cittadino mi sento tradito perché è stato violato un mio sacrosanto diritto … speriamo non impunemente!!!

Bari, 05 maggio 2008

Scritto da Admin il 5 Maggio 2008 alle 16:40
 
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