C'era una volta la città di Hamelin in Germania.
Era una città molto graziosa, ma aveva due grossi difetti:
i suoi cittadini erano molto avari e le sue cantine piene di topi.
Di gatti neanche l'ombra perché, siccome qualcosina costavano
ai padroni, erano stati cacciati.
Fatto si è che i topi diventavano tanti e tanti che non era
più possibile vivere nella città.
Si pensò allora di far tornare i gatti scacciati, ma i topi
li misero in fuga.
Era una vita beata la loro.
Ce n'erano di tutti i tipi: topi, t'opini, ratti, rattoni e per
tutti c'era da mangiare: nei granai, nelle cucine, dove c'erano
molte forme di formaggio.
I poveri cittadini, non sapendo più che fare, si rivolsero
al loro sindaco, ma anche quello più che dire: - Cercherò...
Farò... Non so... - non faceva.
Ma ecco, che una mattina comparve in città un ometto minuto
tutto brio e allegria che disse al sindaco: - Io vi libererò
dai topi, ma voglio in cambio mille monete d'oro.
Al sindaco la richiesta non parve esagerata e promise la ricompensa,
scambiando con l'ometto una bella stretta di mano.
L'ometto, allora, prese da un sacchetto che portava a tracolla un
piffero e diede due o tre zufolate. Subito i topi che erano nello
studio del Sindaco, nascosti qua e là, balzarono fuori e,
quando l'uomo uscì, lo seguirono.
Il pifferaio continuò a suonare in strada e nugoli di topi
lo seguirono squittendo felici.
Nelle loro testoline vedevano montagne di formaggio tutte per loro,
vedevano dispense con ogni ben di Dio pronte ad essere saccheggiate.
- Tutto per voi, tutto per voi, bei t'opini! - prometteva la musica
che li attraeva e li affascinava.
E la marcia trionfale del suonatore continuò: da tutte le
case uscivano a centinaia topi di tutte le dimensioni, di tutte
le età: anche i più saggi e i più furbi tra
loro credevano a ciò che la musica magica prometteva!
E la gente, affacciata alle finestre, appoggiata ai muri delle case
guardava esterrefatta e felice quella smisurata fila di roditori
che seguiva il suonatore.
- Se ne vanno! Se ne vanno! Ma è possibile? Oh, che gioia!
Che il cielo sia benedetto!
Finalmente quando tutti i topi della città furono riuniti
dietro a lui, il suonatore si avviò verso il fiume e le bestiole
dietro, sempre più affascinate dalla musica magica. Il pifferaio
entrò ad un tratto nell'acqua e quelli ancora dietro; avanzò
ancora finché fu immerso fino al collo e i topi lo seguirono
incantati e fiduciosi.
Egli allora si fermò in mezzo alla correte e seguitò
a suonare e i topi per un po' nuotarono e poi, siccome da lui non
potevano allontanarsi finirono per annegare tutti, nessuno escluso!
Allora il suonatore uscì dal fiume, si scrollò l'acqua
di dosso e si recò dal sindaco per ricevere la dovuta ricompensa.
Il sindaco, come lo vide entrare, arricciò il naso e gli
chiese: - Che vuoi tu?
- Essere pagato per tutto quello che ho fatto per la città!
- Mille monete d'oro per aver suonato il piffero per poco più
di un'ora?
- Senza di me i topi avrebbero distrutto le vostre case!
- Ebbene io non ti dò niente!
- Chiedi ai cittadini se sono del tuo parere.
Il sindaco si affacciò al balconcino del municipio e chiese
ai concittadini quel che doveva fare e tutti furono d'accordo con
lui, da quegli avaracci che erano.
Il pifferaio allora amareggiato e molto arrabbiato minacciò:
- Vi pentirete oh, se vi pentirete di quello che mi fate!
Uscì in strada ed eseguì una scala col flauto soffiando
a tutte gote poi, aiutandosi con le agili dita, emise dolcissimi
suoni.
Tosto si videro teste di bimbi guardare giù dalle finestre,
volgersi verso il pifferaio, poi un ragazzino uscì dalla
casa e guardò con entusiasmo l'uomo che suonava.
A lui si unirono due, tre compagni e tutti guardavano come affascinati
il suonatore.
E questi non smise di suonare, anzi la sua musica diventò
più dolce e persuasiva e nella mente dei bambini faceva nascere
visioni di città tutte balocchi, di città tutte dolci,
senza scuole, senza adulti che volevano comandare ad ogni ora del
giorno.
E la schiera ingrossava sempre più e tutti i componenti erano
felice e ridevano, e tenendosi per mano cantavano seguendo sempre
più affrettatamente il pifferaio.
Ed ecco i genitori rincorrere quella schiera di gioiosi figlioli
che se ne andavano con l'omino così, come i topi che lo avevano
seguito sino alla morte!
- Non andate con lui! Tornate per carità! - gridavano disperati
i padri e le madri mettendosi a loro volta in fila.
Ma essi si stancavano da morire e non riuscivano a tenere il passo
con i loro figli che camminavano sognando cose meravigliose...
Il sindaco, chiuso nelle sue stanze, si strappava disperato i capelli.
Intanto il suonatore si avviava verso la grande montagna che si
trovata proprio alle spalle della città.
I bimbi dietro cantavano: erano così felici di seguire quell'omino
che nessuno li avrebbe distolti dal loro proposito.
Giunsero così a metà montagna: al suono del piffero
questa si aprì e tutti, pifferaio in testa, entrarono nella
fenditura che si richiuse ermeticamente dietro l'ultimo della fila.
Ne restò fuori solo uno zoppetto che non era riuscito a camminare
veloce come i compagni.
I cittadini che giunsero sul luogo dopo qualche tempo, lo trovarono
là che piangeva disperato per non aver potuto raggiungere
i suoi amici.
Dei bambini non c'era più traccia e nessuno seppe mai ciò
che ne fosse stato. .
TORNA
SU
|