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"Il marito tradito può insultare la moglie"

Cassazione 27 febbraio 2007

La Cassazione: il coniuge ha agito in stato di dolore. Aveva spedito ai colleghi delle moglie intere parti hard del diario clandestino

"Il marito tradito può offendere e insultare la moglie"

ROMA - Se sei stato tradito da tua moglie, e per di più con il cognato, puoi offenderla e svergognarla. Pubblicamente e per lettera anche con i suoi colleghi di lavoro. Tutto lecito, sentenzia la Cassazione, perché giustificato dall'ira: anche se la reazione avviene molto tempo dopo la triste scoperta. Va considerato "l'accecamento dello stato d'ira provocato da atto ingiusto altrui" che non è detto "si esaurisca in un'azione istantanea". L'insolito verdetto è stato pronunciato oggi dalla quinta sezione penale della Suprema Corte. Sentenza numero 8097: farà molto discutere.

I fatti. Michelangelo F. , 52 anni, salernitano, il 3 agosto 1999 scopre che Maria, sua moglie, lo tradisce con il cognato. Tutto vero, tutto scritto: Michelangelo scopre la relazione clandestina, in ogni minimo dettaglio, leggendo le pagine del diario della moglie. Accecato dall'ira e offeso nell'orgoglio, Michelangelo studia una vendetta tanto raffinata quanto micidiale. Prima minaccia la moglie di spargere ai quattro venti i dettagli del tradimento. Poi comincia a selezionare, "meticolosamente" tra gli oltre 1500 messaggi trascritti nel diario, le frasi d'amore e di sesso più forti e pepate e li spedisce in copia a sedici professori colleghi della moglie all'università di Salerno. Ogni collage è accompagnato da una lettera in cui Michelangelo scrive che sua moglie è "una tr.".

Un piano ben studiato in ogni minimo dettaglio: il marito tradito, dopo aver comprato sedici buste e relativi francobolli, va a Mercogliano, un paese vicino, per spedire le buste. Un accorgimento per sviare le eventuali indagini.

Un disastro. E uno scandalo. Michelangelo viene rinviato a giudizio e condannato nel gennaio 2005 a otto mesi per diffamazione, ingiuria e minaccia. In più deve risarcire i danni alla moglie. I giudici infatti ritengono che sia passato troppo tempo dalla scoperta della relazione clandestina per cui non è possibile far scattare l'attenuante della non punibilità per aver agito in stato d'ira. In Appello, nel febbraio 2006, va un po' meglio: la pena viene ridotta alla sola diffamazione.

Oggi la Cassazione ha annullato perchè l'uomo non è punibile. Nel ricorso Michelangelo e i suoi legali hanno sostenuto la tesi che lo stato d'ira, in un contesto del genere, è prolungato e non può essere limitato nel tempo. Non solo: il "maggior danneggiato" è proprio lui perchè fino a prova contraria, l'adulterio della moglie è contrario all'etica sociale.

Il relatore di piazza Cavour, Maria Stefania Di Tomassi, ha accolto il ricorso sostenendo che i colleghi hanno equivocato tra lo "stato d'ira" e "l'impeto di ira", o di "intenso dolore". Quest'ultimo, infatti, "è ravvisabile in quella condizione psichica complessa che è lo stato d'ira, prodotta da una violenta alterazione dell'emozione e capace persino di durare, a seconda dei fattori che l'hanno scatenata e delle note caratteriali di ciascuno, per un apprezzabile lasso di tempo. Nulla autorizza perciò ad intendere lo stato d'ira solamente uno sfogo momentaneo e simultaneo".

Insomma, il dolore provocato da un tradimento è così' forte e intenso, scava così profondamente nei nervi e nell'animo della parte offesa, che è riduttivo parlare d'ira e di vendetta. Se sei stato tradito è lecito offendere. Il "diritto" è stato riconosciuto a un uomo. Ma di sicuro la sentenza della Cassazione, che ha valore giurisprudenziale, sarà applicata anche se la vittima del tradimento è stata, è o sarà, una donna.

(27 febbraio 2007)

Fonte: repubblica.it Scritto da Admin il 3 Marzo 2007 alle 08:00

 
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