« Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe
e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno » (Genesi3,15)
Maria ponendosi al servizio di Dio, permette l'entrata del Salvatore nel mondo (Luca1,38). Maria quindi, nella lettura tradizionale della Chiesa, partecipa, anche se in forma subordinata, alla vittoria di Cristo sul peccato.
Altre suggestioni veterotestamentarie del dogma sarebbero ravvisabili nel Cantico dei Cantici e nei Proverbi
« Quando non esistevano gli abissi, io fui generata;
quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua. » (Proverbi8,24)
« Tutta bella tu sei, amica mia,
in te nessuna macchia » (Cantico4,7)
Nel Nuovo Testamento il passo principale considerato dalla tradizione cattolica come conforme al dogma dell'Immacolata Concezione è il saluto rivolto dall'arcangelo Gabriele a Maria:
Il Protovangelo di Giacomo, composto tra il 140 e il 170, contiene in nuce l'idea che Maria fosse senza peccato. Il testo presenta l'infanzia di Maria (cc. 6-8) come estremamente pia, allevata nel tempio di Gerusalemme dai 3 ai 12 anni, dove "riceveva il vitto per mano di un angelo". Nonostante il Protovangelo, per la sua tardività e il suo stile agiografico e leggendario, difficilmente possa basarsi su fondati elementi storici, esso sembra rappresentare «una prima presa di coscienza intuitiva e mitica della santità perfetta e originale di Maria nella sua stessa concezione» Sulla base della narrazione del Protovangelo, la liturgia e la devozione della Chiesa greco orientale ha attribuito dall'antichità a Maria il titolo di Παναγία, Panaghìa, "tutta santa". Agostino d'Ippona (354 - 430) è il primo teologo che parla della natura perfetta e speciale di Maria. Il suo pensiero va contestualizzato nella polemica anti-eretica che lo vide coinvolto: Pelagio e i suoi discepoli tendevano a ridimensionare il ruolo del peccato originale nella condotta morale dell'uomo, e Agostino rispose indicando l'umanità come una "massa dannata", concetto poi ripreso nella riflessione dei padri della Riforma, in particolare Calvino. Da questo pessimismo antropologico però Agostino dissocia Maria: "la pietà impone di riconoscere Maria senza peccato [...]. Per l'onore del Signore [...] Maria non entra assolutamente in questione quando si parla di peccati"
In oriente sono diversi i padri greci che, come Agostino, attribuiscono una speciale natura a Maria. Proclo di Costantinopoli (m. 446-7) scrive che Maria «è il santuario dell'impeccabilità, il tempio santificato di Dio [...], il paradiso verdeggiante e incorruttibile».Theoteknos di Livia (VII sec.) la definisce "tutta bella, pura e senza macchia [...] Nasce come i cherubini colei che è fatta di argilla pura e immacolata". Andrea di Creta (m. 740) scrive che "il corpo della Vergine è una terra che Dio ha lavorato, la primizia della massa adamitica che è stata divinizzata nel Cristo, l'immagine del tutto somigliante della bellezza divina, l'argilla modellata dalle mani dell'artista divino".
In occidente, secoli dopo Agostino, Pascasio Radberto (m. c.a 865) scrive che Maria "è stata esente da ogni peccato originale"In seguito il benedettino inglese Eadmero (circa 1064-1124), commentando la diffusione della festa liturgica dell'Immacolata che era osteggiata da alcuni ecclesiastici, "mosso dall'affetto della pietà e della sincera devozione per la madre di Dio" si pronuncia per la concezione di Maria libera da ogni peccato: "Non poteva forse (Dio) conferire a un corpo umano [...] di restare libero da ogni puntura di spine, anche se fosse stato concepito in mezzo ai pungiglioni del peccato? È chiaro che lo poteva e lo voleva; se lo ha voluto lo ha fatto (potuit plane et voluit; si igitur voluit, fecit)".
Con la teologia scolastica medievale inizia la discussione sulle effettive modalità con cui descrivere teologicamente il concetto per cui Maria era senza peccato: i teologi precedenti, orientali e latini, sono concordi nell'affermarlo ma non entrano nel merito della ragione teologica, lasciando dunque la cosa come una sorta di eccezione ad hoc immotivata, lasciando in filigrana il contrasto col dogma della natura umana universalmente corrotta e con la redenzione universale operata da Cristo.Anselmo di Canterbury (m. 1109) sostenne che Maria, concepita come tutti gli uomini nel peccato originale, fu anticipatamente redenta da Cristo, prima della nascita del Salvatore. La redenzione anticipata di Anselmo è sostanzialmente ripresa dai grandi teologi scolastici: Bernardo di Chiaravalle (m. 1153); Alessandro di Hales (m. 1245); Alberto Magno (m. 1280); Tommaso d'Aquino (m. 1274); Bonaventura (m. 1274).È solo con Duns Scoto (m. 1308), poi detto "Dottore dell'Immacolata", che prende forma il dogma come poi fissato da magistero: il teologo francescano sostiene non la "redenzione anticipata" di Anselmo e degli scolastici, ma la "redenzione preventiva" o "preservativa". Diversamente dai predecessori infatti non dice che Maria fu concepita nel peccato originale e poi redenta, ma che fu concepita senza peccato originale. Il suo ragionamento ribaltò i termini della questione: Maria non fu un'anomala eccezione (o un caso anticipato) all'opera redentiva di Cristo, ma la conseguenza della più perfetta ed efficace azione salvifica dell'unico mediatore. Scrive Scoto: "Cristo esercitò il più perfetto grado possibile di mediazione relativamente a una persona per la quale era mediatore. Ora, per nessuna persona esercitò un grado più eccellente che per Maria [...]. Ma ciò non sarebbe avvenuto se non avesse meritato di preservarla dal peccato originale".Nei secoli successivi i teologi cattolici furono sostanzialmente divisi sulla questione: a grandi linee, i domenicani sostenevano la redenzione anticipata degli scolastici ("macolisti"), mentre i francescani sostenevano la redenzione preventiva di Scoto ("immacolisti").
Per sottolineare l'importanza del dogma la Chiesa cattolica celebra l'8 dicembre la solennità dell'Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria con la Messa Gaudens gaudebo. Questa festività era già celebrata in Oriente nel sec. VIII, e venne importata nell'Italia meridionale da monaci bizantini, propagandosi poi a tutto l'Occidente, soprattutto su iniziativa degli ordini religiosi benedettini e carmelitani. Fu inserita nel calendario della Chiesa universale da papa Alessandro VIIcon la bollaSollicitudo omnium ecclesiarum dell'8 dicembre 1661.
L'8 dicembre del 1857, papa Pio IX, inaugurò e benedisse a Roma , il monumento dell'Immacolata, detto di Piazza di Spagna, in realtà nell'adiacente Piazza Mignanelli. Papa Pio XII, nel giorno dell'Immacolata Concezione, ha iniziato a inviare dei fiori come omaggio alla Vergine; il suo successore, papa Giovanni XXIII, nel 1958, uscì dal Vaticano e si recò personalmente in Piazza di Spagna, per deporre ai piedi della Vergine Maria un cesto di rose bianche, e successivamente fece visita allabasilica di Santa Maria Maggiore. Tale consuetudine è stata continuata anche dai papi successivi.
La visita in Piazza di Spagna prevede un momento di preghiera, quale espressione della devozione popolare. L'omaggio all'Immacolata prevede il gesto della presentazione dei fiori, la lettura di un brano della Sacra Scrittura e di un brano della Dottrina della Chiesa cattolica, preghiere litaniche e alcuni canti mariani, tra cui il Tota pulchra.
Fonte Vikipedia
PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
PER LA SOLENNITÀ
DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE
DELLA B.V. MARIA
Piazza di Spagna, 8 dicembre 2001
1. Madre Immacolata, in questo giorno solenne,
illuminato dal fulgore della tua verginale Concezione,
eccoci ancora ai tuoi piedi, in questa storica piazza,
nel cuore di Roma cristiana.
Come ogni anno, siamo venuti a ripetere
il tradizionale omaggio floreale dell'8 dicembre,
volendo con questo gesto esprimere
l'amore filiale della Città,
che conta tanti segni della tua materna presenza.
Siamo venuti in umile pellegrinaggio,
e, facendoci voce di tutti i credenti,
t'invochiamo fiduciosi:
"Monstra Te esse matrem...
Mostrati Madre per tutti, / offri la nostra preghiera;
Cristo l'accolga benigno, / lui che si è fatto tuo Figlio". 2. "Monstra Te esse matrem!"
Mostrati Madre per noi,
che, davanti a questa tua celebre effigie,
con cuore gioioso rendiamo grazie a Dio
per il dono della tua Immacolata Concezione.
Tu sei la Tutta Bella,
che l'Altissimo ha vestita della sua potenza.
Tu sei la Tutta Santa, che Iddio s'è preparata
come sua intatta dimora di gloria.
Ave, Tempio arcano di Dio,
ave piena di grazia,
intercedi per noi! 3. "Monstra Te esse matrem!"
Ti preghiamo di presentare la nostra preghiera
a Colui che Ti ha rivestita di grazia
sottraendoti ad ogni ombra di peccato.
Nubi oscure si addensano all'orizzonte del mondo.
L'umanità, che ha salutato con speranza
l'aurora del terzo millennio,
sente ora incombere su di sé la minaccia
di nuovi, sconvolgenti conflitti.
E' a rischio la pace nel mondo.
Proprio per questo noi veniamo a Te,
Vergine Immacolata, per chiederti di ottenere,
quale Madre comprensiva e forte,
che gli animi, liberati dai fumi dell'odio,
si aprano al perdono reciproco,
alla solidarietà costruttiva e alla pace. 4. "Monstra Te esse matrem!"
Veglia, o Maria, sulla grande famiglia ecclesiale,
perché tutti i credenti, come veri discepoli del tuo Figlio,
camminino nella luce della sua presenza.
Continua a vegliare particolarmente sulla Chiesa di Roma,
che l'8 dicembre del 1995, proprio in questo luogo,
intraprese con fiducia la missione cittadina
in vista del Grande Giubileo.
Fu missione dai frutti copiosi e profondi,
che contribuì a diffondere il Vangelo della speranza
in ogni angolo della Città,
mobilitando sacerdoti, religiosi e laici
per un vasto e profondo rinnovamento spirituale.
E' stato un cammino dinamico e coraggioso,
che, con la grazia del tempo giubilare,
ha reso singoli e famiglie, parrocchie e comunità,
consapevoli del mandato missionario che ciascuno
deve responsabilmente assumere valorizzando
la ricchezza e la varietà dei propri carismi. 5. "Monstra Te esse matrem!"
Stella della nuova evangelizzazione,
spronaci e accompagnaci Tu sui passi
di una pastorale instancabilmente missionaria
con un unico e decisivo programma:
annunciare Cristo, Redentore dell'uomo.
La missione diventi testimonianza quotidiana
d'ogni credente, nelle proprie condizioni di vita;
grazie ad essa sia rinnovato il volto cristiano di Roma,
perché a tutti appaia con chiarezza
che la fedeltà a Cristo cambia l'esistenza personale
e plasma un futuro di pace, un avvenire migliore per tutti.
Madre Immacolata, che rendi la Chiesa feconda di figli,
sostieni altresì la nostra incessante sollecitudine
per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.
Il convegno romano del prossimo giugno,
che la diocesi opportunamente dedica a questo tema,
incoraggi i giovani e le loro famiglie
a rispondere con cuore generoso all'appello del Signore 6. "Monstra te esse matrem!"
Sii per noi roccia di coraggio e di fedeltà,
o umile Fanciulla di Nazaret,
gloriosa Regina del mondo.
Offri la nostra preghiera al Verbo di Dio,
che, diventando tuo Figlio,
si è reso nostro fratello.
Grazie alla tua validissima intercessione
possa l'intero Popolo di Dio
e, in particolare, questa amata Chiesa di Roma
"prendere il largo" verso quella santità
che costituisce la condizione decisiva
per ogni fecondo apostolato.
Madre di misericordia e di pace,
immacolata Madre di Dio, prega per noi!