Diario di viaggio

Sulle credenze religiose del posto

“E’ già una settimana che soggiorno nel borgo montano di Satminoa, e sebbene gli abitanti siano miti e dediti ai loro lavori quotidiani, riesco a percepire un’aura di nervosismo e di leggera intolleranza attorno alla mia persona, quasi come se fossi impuro o indegno di soggiornare nella cittadina. Probabilmente, questo è dovuto alla loro strana quanto misteriosa religione, un miscuglio di credenze fataliste e oscure che si accentra sulla presenza di un Dio senza nome e su alcuni scritti di un popolano di nome Ajora, che loro venerano come un santo.
E’ interessantissimo vedere come la vita religiosa contagi e coordini praticamente tutte le attività della città.

L’orario delle preghiere, tre al giorno, viene scandito dal canto di un officiante che, affacciatosi a un balcone della maestosa Abbazia situata ai piedi del Sacro Altare, il colossale monte che domina la cittadina, declama le lodi del Dio con voce melodiosa e invita i fedeli a lavorare sodo e a seguire le leggi del Dio, onde evitare la distruzione. Questo canto avviene al mattino, a ora di pranzo e al tramonto.
Stimolato dalla curiosità, non ho potuto non visitare la maestosa Abbazia, un edificio in legno e pietra dai contorni duri e spigolosi, nel quale le massime autorità cittadine governano il borgo e i suoi possedimenti. La semplicità e la solennità del luogo mi hanno colpito nell’animo, e dopo aver osservato gli intarsi e le statue raffiguranti angeli con spade infuocate e orridi mostri simili a serpenti che ornano le pareti degli immensi corridoi del luogo, sono giunto al cospetto di una delle più antiche e venerate reliquie di questa religione: la tomba di Ajora, posta in un piccolo chiostro all’interno dell’abbazia, e sovrastata da un castagno frondoso le cui foglie, mi dicono, sono perennemente di colore marrone - arancio, come se fosse sempre autunno.

Tornando alla tomba, il suo aspetto è quello di un sarcofago di marmo scuro, sul quale vi è una scultura di un uomo dormiente posta orizzontalmente sulla bara. Quest’uomo di marmo stringe a sé due cose: una spada e una piuma d’oca, mentre al lato del suo corpo sono scolpite con abilità alcuni fogli in pietra con vergati su alcuni versi del loro tomo religioso…chiaramente un’allusione alla rivelazione che quest’uomo pretese di aver ricevuto.

A questa reliquia è legata una strana cerimonia, che ho avuto l’onore di osservare: nel giorno della sua morte, avvenuta in Autunno, i sacerdoti del posto riempiono delle ceste di foglie di castagno rinsecchite e le gettano sulla tomba, in silenzio, e scandendo il rovesciare del carico delle ceste solo battendo una volta il loro bastone di legno a terra. Questo dura finchè la tomba non è sommersa completamente, dopodichè i sacerdoti vanno via e lasciano che il vento porti via le foglie. Quando ho chiesto il motivo di ciò, mi è stato risposto che serve a ricordare la vita del Santo, staccatasi dal corpo come una foglia cade dall’albero.
Un’altra reliquia, che purtroppo non ho avuto la possibilità di vedere, è quella conservata nella montagna chiamata Sacro Altare, in una delle sue grotte, il cui ingresso si trova, secondo alcuni, nei sotterranei dell’Abbazia, ma a cui è severamente proibito accedere, non so per quale motivo. So solo che vi sono punizioni terribili per chi trasgredisce, tra cui il taglio di lingua, mani e l’accecamento, onde non poter comunicare in nessun modo quanto visto. Quello che so è che i Luttuosi sembrano essere i guardiani del posto. Su questo corpo militare ritornerò alla prossima volta, ora il sonno incombe, ed è bene che io riposi."



Sul governo di Satminoa

"Ieri mi sono addormentato col proposito di parlare dei Luttuosi, e non intendo trasgredire a tale affermazione.
Il corpo dei Luttuosi, questi strani guerrieri – sacerdoti, è molto antico e i loro componenti hanno la fama di essere davvero dei guerrieri spietati, con conoscenze magiche e militari. Mi chiedo quanto vi sia di leggenda e quanto di verità…fatto sta che non si può non provare un vago timore nell’essere al cospetto di questi soldati con il volto coperto eccetto gli occhi da alcune fasce bianche, con un’armatura spigolosa di colore blu scuro a cingere il corpo e con delle grandi alabarde di oltre due metri come armi, oltre alle scimitarre che portano alla cintola.

A quanto pare, la loro uniforme è intrisa di simbolismi: le fasce che portano in viso (che poi tolgono se non in battaglia o in servizio, limitandosi a portare la sola armatura) servono a ricordare il loro impegno a non parlare a nessuno di quanto si custodisce all’interno del monte e a ricordare la loro promessa di non addentrarsi mai nei cunicoli del Sacro Altare, nonostante siano adibiti alla custodia della via d’accesso. Gli occhi scoperti servono a vigilare sugli empi, simboleggiando in parte gli occhi degli Angeli, i guerrieri del loro Dio, dei quali affermano essere direttamente discendenti, visto che nelle loro Scritture è affermato che questi esseri si accoppiarono alle donne umane. L’armatura blu scuro pare simboleggi la notte, portatrice di mostri e di pericoli, e serve anche a ricordare loro di usare il loro lato malvagio in battaglia, malvagità che la gente di Satminoa associa invariabilmente alla notte. Le loro armi sono molto affilate, ma non hanno mai un doppio taglio, poiché essi vogliono simboleggiare nelle lame di queste la dualità Bene – Male dell’uomo.

Per quanto riguarda l’altro ramo della Chiesa locale ( l’unica autorità del luogo a quanto pare, e della quale anche i Luttuosi fanno parte) esso è composto da una casta di sacerdoti, i quali indossano abiti marroni molto simili a dei sai, e che si dedicano alle celebrazioni delle funzioni religiose, tra cui spiccano il matrimonio, l’attestazione di fede, e l’estremo saluto.
Il matrimonio, che qui è concesso con una sola donna, si svolge in maniera molto spartana e fredda. Il prete chiede semplicemente agli sposi, alla presenza di due testimoni, se essi si rendono conto dell’impegno che stanno per assumere, dopodichè li esorta a generare altri uomini dalla loro unione, affinchè accrescano il numero dei fedeli del loro Dio, e li tocca sulla spalla con un bastone, dichiarandoli uniti fino alla morte. C’è da dire riguardo al matrimonio che la Chiesa, sebbene molto severa nei riguardi del tradimento all’interno di esso, è abbastanza indulgente riguardo al concubinato e non è raro vedere uomini dividere il letto oltre che con le proprie mogli con schiave o altre cittadine, a patto che non siano a loro volta sposate e che da queste unioni non nascano figli. Ciò, presumo, avviene in osservanza delle Regole citate nelle loro scritture secondo le quali non bisogna far spreco di risorse sposando più donne e quindi generando un numero esorbitante di figli.

L’attestazione di fede è invece quella che noi chiameremmo ”battesimo”, ovvero un cerimoniale secondo il quale al catecumeno, che si accinge a diventare ufficialmente un fedele del Dio senza nome, viene imposto un ramo con delle foglie secche e viene incoraggiato a pronunciare la seguente frase. ”Credo che non vi sia altro Dio all’infuori del Dio senza nome e da oggi sono sua proprietà”. Infine, l’estremo saluto è un rito funebre dove la salma viene condotta avvolta nel lino per le vie cittadine e bruciata nei pressi del monte che chiamano Sacro Altare, su una pira di legno.

Come si è visto, quindi, i preti detengono il potere quasi assoluto nel governo della cittadina, e legano gli abitanti ai loro complessi rituali. A capo di Satminoa vi è un triunvirato formato dall’Emerito Abbate, dal Comandate dei Luttuosi e da una terza figura, eletta tra gli Anziani, tramite voto cittadino."