ARTICOLO SULL’EMERGENZA INCENDI IN CALABRIA

La Calabria brucia subendo una sorte che la accomuna ad altre regioni
altrettanto gravemente colpite dall’emergenza degli incendi che ha
caratterizzato assai negativamente questa torrida estate italiana.
Per la nostra regione non si tratta di una novità essendo stata da sempre al
centro dell’attacco criminale che ha messo al ferro e fuoco il territorio.
Tuttavia, la portata enorme e le dimensioni assolutamente incontrollabili
che il fenomeno degli incendi ha assunto in questa stagione estiva fanno
emergere un salto di qualità nell’azione delle organizzazioni criminali e di
quanti per ragioni diverse e molteplici puntano alla devastazione di grandi
parti del territorio regionale.
Gli effetti catastrofici sono davanti agli occhi di tutti. Danni
incalcolabili al territorio, distruzione di migliaia e migliaia di ettari di
bosco, cancellazione di parti importanti di territorio nelle aree protette e
nei parchi, non c’è una sola provincia che è stata risparmiata da Reggio a
Cosenza, da Catanzaro a Vibo e a Crotone, la Calabria è stata letteralmente
sfregiata dalla linea del fuoco.
Le cause di quanto è accaduto e sta tuttora accadendo sono molteplici: v’è
l’aspetto della illegalità, c’è la piccola criminalità, e poi ci sono gli
incendi colposi.
Purtroppo, la risposta dello Stato e degli organi preposti alla difesa del
territorio è apparsa assolutamente inadeguata ed inconsistente, priva di una
strategia efficace a contrastare con successo l’azione criminale e
terroristica che è stata scatenata.
In Calabria, l’emergenza incendi ha messo a nudo la disorganizzazione e lo
scollamento del servizio antincendio che non ha retto di fronte ad un
attacco così pesante.
Protezione Civile Nazionale e Corpo Forestale dello Stato non sono riusciti
se non in minima parte a limitare i danni perché si sono presentati alla
guerra del fuoco senza avere gli strumenti necessari per combatterla e senza
essere attrezzati a fronteggiare l’escalation che prodotto una rovina che
peserà per i prossimi decenni.
Mancano piani e programmi e sono carenti i mezzi e il personale. Sono emersi
evidenti i limiti e i ritardi di scelte compiute a livello nazionale che
hanno contribuito ad aggravare la situazione.
La lezione di queste settimane ci dice che occorre puntare fortemente sulle
politiche di prevenzione, investendo risorse consistenti in questa
direzione, potenziando i mezzi e il personale, concentrando l’azione di
contrasto agli incendi sul fronte terrestre e utilizzando al meglio i mezzi
aerei.
In tal senso, grida ancora vendetta la gravissima scelta compiuta un anno fa
dalla Protezione civile nazionale di cancellare la base canadair da anni
stanziata presso l’aeroporto di Reggio Calabria.
Contro quella scelta scellerata ci siamo battuti come PdCI senza ottenere
alcuna risposta, con il risultato che la provincia di Reggio Calabria che è
stata la più colpita dagli incendi nel 2006 (4.228) è stata privata del
servizio aereo antincendio, subendo una penalizzazione ingiustificata e con
tutte le drammatiche conseguenze che ciò ha provocato per i ritardi notevoli
che ha fatto registrare il servizio antincendio aereo che, com’è noto, non è
risolutivo, ma sicuramente contribuisce a limitare lo sviluppo e la
propagazione degli incendi.
E’ evidente che si impone una svolta profonda puntando in primo sulla buona
gestione del territorio e del bosco: in questo senso vogliamo ricordare che
ci sono ampie zone di bosco anche nell’Aspromonte che da diversi anni non
subiscono incendi grazie all’attività gestionale degli uffici preposti
fondata sulla prevenzione. Ciò significa che dove si opera positivamente i
risultati sono tangibili.
Inoltre, per contrastare gli incendi occorre attuare le regole che ci sono.
In particolare, si deve garantire finalmente l’attuazione della legge
353/2000 in materia di catasto dei terreni e delle aree bruciate e
conseguente mantenimento dei vincoli di inedificabilità, pascolo e caccia
che finora sono stati ampiamente disattesi dai Comuni. E se i Comuni non
danno applicazione alla norma allora si devono attivare i poteri sostitutivi
delle Regioni e dello Stato.
Infatti, le poche indagini serie avviate dalla magistratura calabrese
dimostrano che è necessario attivare i vincoli sui suoli percorsi dagli
incendi per bloccare le attività che un pugno di delinquenti pensa di poter
realizzare sulle aree incendiate.
Ovviamente l’istituzione del catasto e la mappatura delle aree deve essere
accompagnata da un forte sistema di controlli e da una profonda revisione
della normativa perché i criminali del fuoco che procurano danni e mietono
anche vittime devono essere considerati alla stregua di veri e propri
terroristi con tutte le conseguenze sul piano penale e giudiziario che una
condotta di questo genere determina.


MICHELANGELO TRIPODI

Segretario Regionale PdCI Calabria