Il giallo del dipinto perduto
Vi riporto qui di seguito una notizia apparsa in questi giorni, che trovo molto interessante:
http://blog.panorama.it/hitechescien...ari1-large.jpg L'indizio del Vasari sulla Battaglia di Marciano (Credits: AP Photo/David Yoder, National Geographic)
“Chi cerca trova”, è una scritta piccola piccola su un minuscolo stendardo, retto da un soldato, in mezzo ad una scena di battaglia dipinta nel XIV secolo su un muro di una stanza fiorentina a dare il via, trent’anni fa, ad uno dei più avvincenti gialli della storia dell’arte: si tratta della ricerca della perduta Battaglia di Anghiari dipinta da Leonardo Da Vinci nel 1505.
Un passo indietro: la Battaglia di Anghiari è un capolavoro di Leonardo - finora- ritenuto perduto; esistono solo alcuni studi preparatori, ma dell’affresco non c’è traccia. Era stato composto per celebrare la vittoria riportata dalla coalizione guidata dalla Repubblica fiorentina contro le truppe milanesi nello scontro avvenuto nella piana di Anghiari nel 1440. La vittoria segnò la restaurazione del potere papale e l’inizio di un lungo periodo di egemonia di Firenze sulla politica italiana.
Nel 1503 Leonardo ricevette l’incarico di raffigurare la battaglia su una delle pareti del Salone del Gran Consiglio (oggi Salone dei Cinquecento) di Palazzo Vecchio, la sede del governo fiorentino. Leonardo approfittò dell’incarico per sperimentare, tra l’altro, nuove tecniche per la pittura murale, che però non diedero i risultati sperati. A metà secolo, complice la pittura di qualità scadente (forse si era già deteriorata?), ma soprattutto il ritorno dei Medici a Firenze venne deciso il restyling del salone che fu ingrandito e completamente rinnovato: Giorgio Vasari, egli stesso un ammiratore di Leonardo, realizzò sei nuovi affreschi sulle pareti est e ovest della sala, uno di questi, quello sulla parete orientale, è la Battaglia di Marciano. Da allora si è sempre ritenuto che la Battaglia di Anghiari di Leonardo fosse stata distrutta.
E invece con ogni probabilità non è così e adesso iniziano ad arrivare i primi dati scientifici a sostegno della tesi del team guidato dall’Ingegner Maurizio Seracini. Seracini (che è docente dell’università di San Diego e fondatore del Center of Interdisciplinary Science for Art, Architecture and Archaeology della University of California) è il maggior esperto mondiale di diagnostica artistica e dagli anni ‘70 sta studiando il rapporto tra l’affresco del Vasari e la perduta opera di Leonardo.
L’ingegnere si appassionò al piccolo stendardo che recita “chi cerca trova” dipinto in un angolo della parete del Vasari e si chiese se non fosse quello un indizio messo ad hoc da Giorgio Vasari (ben consapevole del valore di Leonardo) per aiutare i posteri nel recupero dell’opera leonardesca.
Poteva il Vasari dare un colpo di spugna ad un’intera parete di Leonardo o in qualche modo ha tentato di preservare il capolavoro?
Lo studio promosso dalla National Geographic Society e patrocinato dal Comune di Firenze in collaborazione con la Soprintendenza del Polo Museale Fiorentino e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ha tentato di rispondere a questa domanda e dopo anni di lavoro nelle ultime settimane del 2011, grazie ad una sonda ad altissima tecnologia e munita di telecamera, si è finalmente entrati nell’intercapedine del muro attraverso sei minuscoli fori e qui si sono raccolti dati dal volore inestimabile.
Si è scoperto, quindi, che il pigmento nero analizzato con le nuovissime tecniche SEM-EDX (microscopio a scansione elettronica con spettroscopia a raggi X a dispersione di energia) ha una composizione chimica compatibile col nero trovato nella patina bruna della Gioconda e del San Giovanni Battista di Leonardo.
Oltre al pigmento nero, ci sono altri tre elementi che fanno ben sperare gli studiosi. In primo luogo il team di ricerca ha confermato la presenza di un’intercapedine tra il muro di mattoni su cui Vasari dipinse il suo affresco e il muro alle sue spalle. Questo significa che forse Vasari ha costruito una sorta di parete - per dirla in termini contemporanei - di cartongesso su cui ha dipinto la sua Battaglia di Marciano lasciando intatta l’opera di Leonardo. L’intercapedine registrata dalle sonde non è infatti presente in nessun altro punto del Salone.
Sono stati, poi, ritrovati frammenti di materiale rosso, probabilmentete lacca ed è difficile che questo tipo di materiale possa essere presente nel normale intonaco di un muro e quindi si suppone che sia finito lì in una fase precedente alla posa dell’intonaco; infine le testimonianze visive ottenute con la sonda endoscopica indicano che il materiale color beige visibile sulla parete può essere stato applicato solo con un pennello (quello di Leonardo?).
Quello che affascina del giallo di Anghiari è la possibilità che per secoli sia stato celato a pochi passi da milioni di visitatori un capolavoro del genio di Da Vinci e che le moderne tecnologie al servizio dell’arte possano contribuire a riportare in vita anche altre opere che si ritenevano perdute per sempre.